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Un opera d'arte è tale se nasce da necessità (Rilke)

mercoledì 8 dicembre 2010


Le sue sculture si chiamano Anime, richiamando l'idea di una “sostanza” eterna, spirituale, impalpabile. Così Cristina Costanzo “materializza” ciò che generalmente è identificato con il principio vitale e con la parte immortale dei viventi. In queste figure, realizzate prevalentemente in argilla, Cristina racchiude moti interiori che le appartengono ritraendo la vita stessa, ora vista come una fantastica metamorfosi da bruco a farfalla, in Bozzolo, ora concepita come un gioco di equilibri precari, in Giocoliere. Scultrice dal fine gusto estetico, Cristina Costanzo ha affinato la sua abilità tecnica all'Accademia di Belle Arti di Brera, per poi proseguire con una ricerca autonoma. Con Cristina ho parlato delle sue creature, di quelle Anime nate dall'argilla informe.

È interessante il nome Anime scelto da te per le tue sculture, quasi a voler conferire una consistenza a un qualcosa di immateriale. Il perché di questo nome?

Con il termine anima si vuole indicare un concetto etereo, metafisico. Cogliere l'anima delle cose significa coglierne l'aspetto più profondo e nascosto e anche più vero, ciò che non si vede ma che c'è. E così rappresento le mie anime come figure femminili delicate, allungate, spesso fluttuanti, i cui visi sono senza età (le anime non hanno età). L'artista ha questo potere: fermare il tempo che scorre! Spesso le mie donne sono scomposte in parti e "ricucite"con corda o fili di metallo, perché così io, e non solo io, mi sento dentro: piena di contraddizioni, paure e ansie che cerco di superare e ricomporre. Da un po' di tempo ho inserito l'elemento del cuore: gli adolescenti disegnano spesso il cuore per rappresentare il loro bisogno di affetto e amore. È un simbolo che rappresenta i sentimenti, i desideri, le passioni di ogni essere umano che tendono ad essere effimeri, mutevoli, e che noi in ogni modo cerchiamo di trattenere. Così il cuore è collegato alla figura da una corda oppure è trattenuto da fili di metallo, per esempio in Legàmi. Le mie "anime" sono dunque: senza tempo, eteree, passionali, fragili, perché io sono così.L'argilla è il materiale che trovo più adatto alla realizzazione delle mie creature, in quanto mi dà la possibilità di modellare la scultura finché non sono soddisfatta. Una volta ottenuto il risultato sperato, lo fisso con la cottura e lo rendo definitivo. Non amo il colore naturale dell'argilla così dopo la cottura intervengo con il colore, do vita ed energia alle mie anime, le patino. Spesso le mie figure sono cave all'interno e forate; una fonte di luce (candela o lampadina) inserite all'interno le illumina.

Come viene ideata ciascuna scultura?

In genere, partendo da un soggetto, che spesso è frutto di un'intuizione, realizzo un progetto: eseguo una serie di bozzetti, pensando anche ai materiali da utilizzare. Non sempre, però, il risultato finale è fedele al progetto, perché in fase di realizzazione subentrano nuove idee o problemi che mi obbligano ad apportare modifiche.

Hai detto che le tue opere rispecchiano la tua personalità, ce n'è una cui sei particolarmente legata?

L'opera che più mi rappresenta è una delle più recenti, Bozzolo(foto in apertura, ndr), un tutto tondo in terracotta policroma e matassa di lana: la parte superiore del corpo è in terracotta e la parte inferiore (matassa di lana) rappresenta appunto il bozzolo. È così che mi sento: affacciata ad una nuova fase della mia vita, più consapevole, più "vissuta". Prima ero come in un bozzolo, timorosa del giudizio altrui, mentre ora mi sento libera di dire ciò che penso e sono desiderosa di mostrare ciò che sono senza pudori o timori, una bellissima metamorfosi. E ho un progetto megalomane: vorrei invadere il mondo dibozzoli di tutte le misure, a tutto tondo o applicati a pannelli da appendere alle pareti. Presto presenterò un'opera composta da tre figure femminili alte due metri, illuminate all'interno. Il corpo è un tronco di cono in ferro ossidato con aperture che lasciano fuoriuscire la luce di tanti led, la testa è di terracotta, e così i piedi. Tutto il corpo è un bozzolo, la luce indica la trasformazione in atto, il viso, quasi in estasi, simboleggia il desiderio di rinnovarsi: un invito ad una trasformazione collettiva.


ELENA OVECINA for ARTITUDE

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